Come in tutti gli strumenti membranofoni. Il fusto
raccoglie le vibrazioni della membrana ed enfatizza il suono dandogli un timbro
particolare, più “caldo” e “naturale”, nel caso del fusto di legno, più
“squillante” nel caso del fusto di metallo, i tiranti invece hanno il compito
ottimizzare la risonanza del fusto.
I tamburi sono posizionati su un treppiede dove spesso, vengono fissati
anche altri sonagli in metallo tipo la “camapana” (chiamata anche “cencerro”). Le
Timbales solitamente sono suonate con due bacchette molto sottili e senza testa,
alcuni utilizzano le bacchette della batteria impugnandole al contrario. Uno
dei suoni più famosi prodotti con le Timabales è quello della “Paila” che si
ottiene colpendo con le bacchette il fusto del tamburo, utilizzando la punta
delle bacchette si ottiene un suono più delicato, se invece si utilizza la
parte mediana delle bacchette si ottiene un suono con maggior volume. Il nome
“Paila”, che in spagnolo significa secchio, è un richiamo allo strumento “Paila
Criolla”, utilizzato dagli afrocubani alla fine del 1800, composto con una
scatola metallica su cui veniva posta una pelle di cuoio. La Paila Criolla era
utilizzata dagli schiavi durante le loro feste e veniva suonata colpendo la
membrana o la cassa, con le mani o con rudimentali bastoni.
Nella musica contemporanea la forma d’accompagnamento
musicale denominata “paila”, prodotta appunto con le timabales, viene utilizzata
tantissimo nel mambo, nel bolero e in tutta la musica caraibica in genere
13 febbraio 2006 By Marco Giovannini
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